lunedì 29 settembre 2014

Editoriale n. 3



«La grana dura della parola»

«Come la numismatica, come la filatelia [...], la poesia resta un'attività seguita solo da un ristretto numero di cultori. E' ad essi che si deve la fioritura di iniziative tanto sconsiderate e fallimentari quanto preziose e indispensabili: le riviste di poesia.

Mi è capitato di paragonare queste pubblicazioni ora a un continente sommerso (una sorta di Atlantide letteraria), ora a un arcipelago [...], ora a un organismo rizomatico [...], ora alla struttura ramificata delle catacombe ebraico-cristiane [...]. Come per certi pesci primitivi il cui apparato respiratorio funziona solo grazie all'incessante movimento dell'animale, la circolazione dei versi non può arrestarsi, pena l'estinzione della specie. Ciò che consente l'ininterrotta corrente di confronti, scontri, scoperte e polemiche, è appunto questa fittissima rete di periodici a bassa tiratura [...].
E' la carboneria della letteratura, il cuore gratuito, il motore maniaco, vanto di quei redattori-missionari che con i loro sforzi cercano di tutelare uno spazio diverso, destinato a un ascolto lento, attento, pieno, della parola [...].
Il Leviatano mediatico, il grande fratello delle comunicazioni planetarie, ha interstizi, angoli ciechi, doppifondi, pieghe, in cui si può annidare una forma di resistenza alla standardizzazione, forma che è al tempo stesso amore della parola. In un universo che ha ridotto l'informazione a merce il ruolo di queste riviste di poesia consisterà nel ricordare la grana dura e inassimilabile della parola».



Usciamo dalla clandestinità forti di questa dichiarazione d'amore di Valerio Magrelli (apparsa su un foglio di ben altra levatura, "La rivista dei libri" del giugno '93).
Questa rivista nasce dall'incontro di un gruppo di persone accomunate dall'amore per la poesia. L'obiettivo che ci prefiggiamo è quello di avvicinare alla poesia quel pubblico potenziale che se ne sente respinto per una serie di motivi: la difficoltà del linguaggio, il costo spropositato dei libri, la scarsa pubblicità.
Perché una rivista di poesia? La risposta è nelle parole di Magrelli: senza queste iniziative - fallimentari (la poesia è sempre votata allo scacco) e necessarie (la rosa-poesia vive e muore sotto il segno della necessità, anche espressiva) - morirebbe qualcosa di essenziale al nostro essere uomini; essenziale insieme alla politica, all'amore, alla musica, alla pittura, insomma a tutto ciò per cui vale la pena di vivere.
Odora eterna, recita il nostro motto, la rosa sepolta. Si tratta di ridare linfa, di riattivare i processi vitali (che fanno vivere e che danno vita nello stesso tempo) della poesia, di questo fare che non produce, apparentemente, nulla.
Fino ad ora sono usciti tre numeri circolati in maniera avventurosa: ci piace ricordare soprattutto la conferenza di Gianfranco Ravasi su Turoldo e l'intervento di Marco Guzzi
Su questo numero troverete il primo articolo di una serie dedicata alla poesia dei nostri anni (in futuro dedicheremo piccole monografie ad autori come Magrelli, Cucchi, Conte, Zeichen). Oltre alla rubriche fisse ogni numero ospiterà un articolo corposo dedicato alle altre arti o discipline (in questo caso la filosofia).
Parallelamente all'uscita della rivista, continueremo l'attività dell'associazione che porta lo stesso nome: ogni mese ci incontreremo dove avremo uno spazio a disposizione per leggere, a partire dalla poesia, il nostro mondo.
La maggior aspirazione che abbiamo è quella di diventare un luogo di incontro: per questo chiunque lo voglia, potrà scrivere su queste pagine senza restrizioni di alcun tipo.
Mandateci i vostri suggerimenti e le vostre proposte.

(Editoriale, n. 3, dicembre 1993)

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