martedì 6 agosto 2019

Editoriale n.18



Fiorire dal nulla di Nicola Sguera

«Della rosa debbo dire che [...] le scelte sono interessanti [...], deboli tuttavia, e un po’ superficiali, risultano gli interventi critici (in che il lettore cresce dopo aver letto l’intervento? Cosa di nuovo o di puntualizzante se ne scopre da alimentarci dentro oltre il limite del giorno?) [...]. Io consiglierei di avere nella mente un progetto entro cui far muovere poi i testi, concomitanti ma interagenti [...]. Allora, perché non osservi in Italia le giovani generazioni? Pulp, cannibali, horror, porno, sono gli alimenti del momento. Tu, che ne pensi? Provoca, provoca, provoca, che alla fine qualcosa uscirà fuori, perché solo tentando e ritentando la verità, che è nascosta, potrà mostrare la sua faccia vera, e solenne (salvo poi, subito, di nuovo, a celarla, a nasconderla, onde bisogna svelarla, e così all’infinito...!)».

Questo mi ha scritto il nostro amico poeta Ciro Vitiello, esponente di spicco dell'avanguardia poetica ben radicata a Napoli, promotore di svariate iniziative poetiche e artistiche, mente della rivista «Oltranza». E io sono stato felice di questo rilievo critico perché permette di chiarire (a me stesso prima di tutto) il senso di ciò che andiamo facendo da alcuni anni.

1) Alla prima questione sollevata non posso rispondere io, ma mi piacerebbe che coloro che ci seguono esprimessero un loro parere sulla qualità degli interventi critici, i quali, però, non hanno mai preteso di essere contributi scientifici, quanto considerazioni scaturite da una passione reale per la poesia o la filosofia o il cinema o la musica, nostro pane quotidiano.

2) Il progetto, la griglia preordinata da una sola mente in cui far interagire i testi (come «Oltranza») è molto lontana dalla nostra sensibilità. «la rosa necessaria» è nata come luogo di incontro di culture diverse in una piccola provincia. In essa convivono posizioni politicamente impegnate, tradizionalismo, ermeneutica. Non è un luogo in cui fortifichiamo posizioni (non siamo un dipartimento di italianistica!) ma un "posto di frontiera", dove Guenon si incontra con Fortini, Di Francesco con Marco Guzzi.

3) L'ultima questione è la più importante. Molti degli amici che gravitano intorno alla «rosa» appartengono alla stessa generazione dei giovani scrittori saliti alla ribalta delle cronache. Ebbene, il nostro è un lavoro che non aspira allo "scandalo" sintetico e mediatico. Il vero scandalo oggi è nel rigore di una posizione etica intransigente (che poi può torcersi in direzione politica o religiosa o rimanere puramente tale), e questo - al di là delle differenti culture è il comune denominatore di coloro che scrivono su questa rivista. In ognuno di noi, credo, la «lectio», come scriveva Erasmo da Rotterdam, «transit in mores», la cultura si trasforma in modo di essere e di agire. Non è provocando che la verità si renderà manifesta (e questa illusione rende obsoleta quasi ogni forma di avanguardia oggi). Noi rivendichiamo - poeticamente - il rigore della «parola guadagnata al silenzio» contro le parole «sedotte e violentate da orecchie prostituite» (Celan). Siamo inattuali, ce lo dicono in molti. Lo consideriamo un grande riconoscimento. Vogliamo ogni giorno - questa è l'interiore necessità della rosa rinascere.

«L'inestinguibile siccità scorre. L'uomo è uno straniero per l'aurora. Tuttavia a perseguire la vita che non può essere ancora immaginata, ci sono volontà che fremono, bisbigli che si affronteranno e fanciulli sani e salvi che scoprono» (Char).

Benevento, 15 novembre 1997

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