Fiorire dal nulla di Nicola Sguera
«Della rosa debbo dire che [...] le scelte sono
interessanti [...], deboli tuttavia, e un po’ superficiali, risultano gli
interventi critici (in che il lettore cresce dopo aver letto l’intervento? Cosa
di nuovo o di puntualizzante se ne scopre da alimentarci dentro oltre il limite
del giorno?) [...]. Io consiglierei di avere nella mente un progetto entro cui
far muovere poi i testi, concomitanti ma interagenti [...]. Allora, perché non
osservi in Italia le giovani generazioni? Pulp, cannibali, horror, porno, sono
gli alimenti del momento. Tu, che ne pensi? Provoca, provoca, provoca, che alla
fine qualcosa uscirà fuori, perché solo tentando e ritentando la verità, che è
nascosta, potrà mostrare la sua faccia vera, e solenne (salvo poi, subito, di
nuovo, a celarla, a nasconderla, onde bisogna svelarla, e così
all’infinito...!)».
Questo mi ha scritto il nostro amico poeta Ciro Vitiello, esponente di spicco
dell'avanguardia poetica ben radicata a Napoli, promotore di svariate
iniziative poetiche e artistiche, mente della rivista «Oltranza». E io sono
stato felice di questo rilievo critico perché permette di chiarire (a me stesso
prima di tutto) il senso di ciò che andiamo facendo da alcuni anni.
1) Alla prima questione sollevata non posso rispondere
io, ma mi piacerebbe che coloro che ci seguono esprimessero un loro parere
sulla qualità degli interventi critici, i quali, però, non hanno mai preteso di
essere contributi scientifici, quanto considerazioni scaturite da una passione
reale per la poesia o la filosofia o il cinema o la musica, nostro pane
quotidiano.
2) Il progetto, la griglia preordinata da una sola mente
in cui far interagire i testi (come «Oltranza») è molto lontana dalla nostra
sensibilità. «la rosa necessaria» è nata come luogo di incontro di culture
diverse in una piccola provincia. In essa convivono posizioni politicamente
impegnate, tradizionalismo, ermeneutica. Non è un luogo in cui fortifichiamo
posizioni (non siamo un dipartimento di italianistica!) ma un "posto di
frontiera", dove Guenon si incontra con Fortini, Di Francesco con Marco
Guzzi.
3) L'ultima questione è la più importante. Molti degli
amici che gravitano intorno alla «rosa» appartengono alla stessa generazione
dei giovani scrittori saliti alla ribalta delle cronache. Ebbene, il nostro è
un lavoro che non aspira allo "scandalo" sintetico e mediatico. Il
vero scandalo oggi è nel rigore di una posizione etica intransigente (che poi
può torcersi in direzione politica o religiosa o rimanere puramente tale), e
questo - al di là delle differenti culture è il comune denominatore di coloro
che scrivono su questa rivista. In ognuno di noi, credo, la «lectio», come
scriveva Erasmo da Rotterdam, «transit in mores», la cultura si trasforma in
modo di essere e di agire. Non è provocando che la verità si renderà manifesta
(e questa illusione rende obsoleta quasi ogni forma di avanguardia oggi). Noi
rivendichiamo - poeticamente - il rigore della «parola guadagnata al silenzio»
contro le parole «sedotte e violentate da orecchie prostituite» (Celan). Siamo
inattuali, ce lo dicono in molti. Lo consideriamo un grande riconoscimento.
Vogliamo ogni giorno - questa è l'interiore necessità della rosa rinascere.
«L'inestinguibile
siccità scorre. L'uomo è uno straniero per l'aurora. Tuttavia a perseguire la
vita che non può essere ancora immaginata, ci sono volontà che fremono,
bisbigli che si affronteranno e fanciulli sani e salvi che scoprono» (Char).
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