giovedì 8 agosto 2019

Editoriale n.22



La scuola necessaria

La scuola italiana è diventato un problema su cui i governi possono cadere, le maggioranze sfaldarsi. Finalmente si è capito che sulla formazione e i saperi si gioca il destino (storico ed economico) del nostro paese.
Due i piani del discorso: da una parte quello legislativo legato al nuovo quadro politico, dall'altro quello dei soggetti della scuola (alunni e professori).
In merito all'autonomia ci sembra che i pericoli di una filosofia che guarda solo al mercato siano notevoli e rischino di inficiare gli eventuali benefici (minore incidenza della burocrazia, ecc.).
Riguardo ai finanziamenti alle scuole private, prevalentemente cattoliche, ci opponiamo fermamente, non per intolleranza religiosa ma perché è inammissibile finanziare le scuole private quando molte scuole (soprattutto del sud Italia) cadono a pezzi (e non solo metaforicamente). È necessario, inoltre, difendere la laicità della scuola, unica istituzione capace di formare la coscienza dei futuri cittadini.
Condividiamo, dunque, la protesta (occupazioni, autogestioni, manifestazioni pubbliche) per il forte disagio che si respira nel mondo della scuola. Dissentiamo, d'altra parte, dalla forma in cui si attua questa protesta: troppo spesso le occupazioni di fine novembre sembrano diventate un rito prenatalizio in cui mancano i contenuti (gli ideali?), le discussioni latitano e si preferiscono giochini presi dalla televisione ad assemblee o momenti di studio sulla problematica.
Ciò nonostante, al di là delle singole rivendicazioni, crediamo che sia importantissimo che gli studenti si pongano come soggetto attivo della propria formazione, chiedendo di partecipare a decisioni e non ad esserne semplici esecutori (in nome del mercato, ecc.). Bisogna far capire ai ragazzi che il loro "sogno" deve essere nutrito di sapere e poesia, come la vita di ogni uomo, altrimenti durerà poco.
Per quanto riguarda l'altro "soggetto" scolastico, la classe dei docenti ogni anno sembra completamente impreparata ad affrontare un movimento che parte dagli studenti e che invece dovrebbe vedere in primo piano proprio loro ed i genitori. Infatti quelli che sono colpiti maggiormente dalla riforma sono proprio i professori che invece sembrano lasciarsi scorrere tutto addosso desiderosi solo di finire i programmi ministeriali ed essere lasciati in pace per il resto.
Se i motivi della protesta sono giusti bisognerebbe trovare forme e modi di collaborazione tra docenti e discenti in cui tutti possano confrontarsi e crescere.

la rosa necessaria



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