giovedì 8 agosto 2019

Editoriale n.23




«La scuola NON è necessaria»

È questa l'idea che ha dominato per decenni la politica scolastica del nostro Paese e che sembrava destinata a tramontare con l'avvento dell'era Berlinguer.
Ci siamo dovuti ricredere.
L'attuale ministro, tuttavia, è riuscito a fare qualcosa in cui i suoi predecessori avevano fallito: ha trasmesso all'opinione pubblica dei non addetti ai lavori l'immagine di un movimento fertile di riforme in grado di svecchiare e migliorare il nostro sistema scolastico e di portarlo finalmente in Europa. Una ben riuscita operazione di look e di propaganda, spesso anche demagogica come quando, per fare un solo esempio, garantisce l'ammissione "politica" ai nuovi esami di maturità.
La scuola non è necessaria se le parole d'ordine continuano a essere risparmiare e tagliare: i tagli, riciclati, vengono poi abilmente sbandierati come finanziamenti. Riforme a costo zero, in aggiunta piovute dall'alto. Va detto a questo proposito che nessuna riforma sarà seria se non avrà tra i suoi scopi la valorizzazione economica e di status degli insegnanti.
La scuola non è necessaria se c'è il pericolo, reale, che la cosiddetta legge sulla parità finisca con il favorire i diplomifici.
Ma quello che soprattutto ci preme dire in questa sede è che la scuola non è necessaria perché in essa c'è una grande assente: la cultura. Ne hanno paura i presidi che si rifugiano sempre più spesso nell'ottusa e vuota burocrazia, con il risultato di soffocare la didattica. Ne hanno paura gli studenti per i quali non ha valore perché non rende ricchi, non conferisce visibilità nella società mediatica e, soprattutto, costa fatica. Non la cercano i genitori per i quali la scuola, quando non è parcheggio o baby-Bitter, interessa solo come mezzo per acquisire un diploma spendibile sul mercato del lavoro.
E così la cultura continua a restare terreno di impegno solo per gli insegnanti, un esiguo numero di studenti e per quei pochi genitori che preferiscono comprare ai propri figli un libro piuttosto che lo zainetto (e il motorino e le scarpe da basket e la tuta da jogging e gli scii ecc. ecc.) dell'ultimo spot pubblicitario.
La scuola continua a essere terreno di lotta dei partiti, a subire ingerenze confindustriali e confessionali e a essere un capitolo di spesa. Come sempre.

TIZIANA ANTONILLI

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