«La scuola NON è necessaria»
È questa l'idea che ha dominato per decenni la politica
scolastica del nostro Paese e che sembrava destinata a tramontare con l'avvento
dell'era Berlinguer.
Ci siamo dovuti ricredere.
L'attuale ministro, tuttavia, è riuscito a fare qualcosa
in cui i suoi predecessori avevano fallito: ha trasmesso all'opinione pubblica
dei non addetti ai lavori l'immagine di un movimento fertile di riforme in
grado di svecchiare e migliorare il nostro sistema scolastico e di portarlo
finalmente in Europa. Una ben riuscita operazione di look e di propaganda,
spesso anche demagogica come quando, per fare un solo esempio, garantisce
l'ammissione "politica" ai nuovi esami di maturità.
La scuola non è necessaria se le parole d'ordine
continuano a essere risparmiare e tagliare: i tagli, riciclati, vengono poi
abilmente sbandierati come finanziamenti. Riforme a costo zero, in aggiunta
piovute dall'alto. Va detto a questo proposito che nessuna riforma sarà seria
se non avrà tra i suoi scopi la valorizzazione economica e di status degli
insegnanti.
La scuola non è necessaria se c'è il pericolo, reale,
che la cosiddetta legge sulla parità finisca con il favorire i diplomifici.
Ma quello che soprattutto ci preme dire in questa sede è
che la scuola non è necessaria perché in essa c'è una grande assente: la
cultura. Ne hanno paura i presidi che si rifugiano sempre più spesso
nell'ottusa e vuota burocrazia, con il risultato di soffocare la didattica. Ne
hanno paura gli studenti per i quali non ha valore perché non rende ricchi, non
conferisce visibilità nella società mediatica e, soprattutto, costa fatica. Non
la cercano i genitori per i quali la scuola, quando non è parcheggio o
baby-Bitter, interessa solo come mezzo per acquisire un diploma spendibile sul
mercato del lavoro.
E così la cultura continua a restare terreno di impegno
solo per gli insegnanti, un esiguo numero di studenti e per quei pochi genitori
che preferiscono comprare ai propri figli un libro piuttosto che lo zainetto (e
il motorino e le scarpe da basket e la tuta da jogging e gli scii ecc. ecc.)
dell'ultimo spot pubblicitario.
La scuola continua a essere terreno di lotta dei partiti,
a subire ingerenze confindustriali e confessionali e a essere un capitolo di
spesa. Come sempre.
TIZIANA ANTONILLI
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